DECRETO SOSTEGNI BIS: ECCO COSA POTREBBE CAMBIARE

DECRETO SOSTEGNI BIS: ECCO COSA POTREBBE CAMBIARE
C’è ancora da lavorare sulla messa a punto del cuore del provvedimento, ovvero il meccanismo dei ristori alle imprese, che dovrebbe assorbire tra i 20 e i 22 miliardi sui 40 complessivamente a disposizione.
1. INDENNIZZI COLLEGATI ALLE PERDITE
Proposta di adeguamento del meccanismo dei contributi a fondo perduto, sganciandolo dal parametro della perdita di fatturato superiore al 30% finora utilizzato; l’idea era quella di far scattare gli indennizzi rispetto alle perdite di bilancio, in modo da tener conto adeguatamente dei costi sopportati dalle partite Iva.
Ma nella bozza del dl Sostegni bis, al posto di questa proposta, si è affiancato un secondo canale di ristori, sempre basato sulla perdita di fatturato di almeno il 30% come nel primo decreto Sostegni però, anziché misurato sulla media mensile 2020 rispetto al 2019, su un periodo di tempo che abbraccia fino al 31 marzo 2021, allargando così la platea dei beneficiari.
2. CRITERIO COSTI FISSI E VARIABILI
Proposta l’introduzione, accanto a quelli vigenti, di ulteriori modelli di determinazione degli indennizzi prevedendo un criterio che tenga conto dei costi, fissi e variabili, con un’attenzione al dato del margine operativo lordo, che sintetizza il rapporto tra ricavi e costi e, ove maggiormente opportuno, a quello del risultato di esercizio. La finalità è quella di superare l’ostacolo rappresentato dal fatto che bisognerebbe aspettare la chiusura dei bilanci a giugno: intanto si darebbe un anticipo di ristoro secondo il vecchio meccanismo e poi il saldo sulla base del risultato di bilancio.
3. MEF
Richiesto un confronto con l’Economia e gli altri ministeri coinvolti nelle 6 missioni del Piano, per approfondire i programmi d’investimento.
In particolare, i sindacati hanno chiesto che ogni misura sia accompagnata da una valutazione su quanta occupazione in più verrà creata; il governo ha promesso l’apertura di un confronto sia sulla governance sia sulle missioni. Nessuna risposta, invece, alle richieste sindacali di prorogare il blocco dei licenziamenti fino alla fine di ottobre, e nessuna apertura di un negoziato sulle pensioni.