REDDITO DI CITTADINANZA: LA METÀ DEI PERCETTORI SONO “LAVORATORI POVERI”

REDDITO DI CITTADINANZA: LA METÀ DEI PERCETTORI SONO “LAVORATORI POVERI”

REDDITO DI CITTADINANZA: LA METÀ DEI PERCETTORI SONO “LAVORATORI POVERI”

Erano già 814 mila i cittadini percettori di Reddito di Cittadinanza prima della pandemia e con l’arrivo dell’emergenza Covid-19 si è visto un aumento di 1 milione di famiglie che hanno iniziato a beneficiare del Reddito. In aggiunta, 1,6 milioni di famiglie intendono fare richiesta e a 1,4 milioni la domanda è già stata accolta.

I dati INAPP

Sono questi i dati emersi dall’indagine dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), svolta su un campione di oltre 45 mila individui dai 18 ai 74 anni percettori di RdC. Tutto ciò dimostra che il Reddito di Cittadinanza ha aiutato circa 1,8 milioni di famiglie, ma è importante sottolineare che il 46% dei percettori risultano occupati con impieghi che non gli consentono di uscire dal disagio in cui si trovano. Inoltre, la grande domanda potenziale rivela un 49,8% di “lavoratori poveri”, confermando la necessità di svolgere ulteriori analisi e interventi sul tema della qualità del lavoro, delle retribuzioni, della produttività e della riduzione della precarietà.

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Il mercato del lavoro

Una conferma aggiuntiva della debolezza del mercato del lavoro italiano si evidenzia anche guardando i motivi che spingono i beneficiari di RdC a rifiutare le proposte di lavoro. Il 53,6% indica che l’attività non è in linea con le competenze possedute, il 24,5% perché l’attività non coincide con il proprio titolo di studio, l’11,9% lamenta una retribuzione troppo bassa e solo il 7,9% indica il bisogno di spostarsi come causa del rifiuto. Secondo i ricercatori INAPP, il rifiuto di circa il 78% dei beneficiari è attribuito alla scarsa qualità delle proposte ricevute.

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Centri per l’Impiego e Comuni

Inoltre, si sottolinea che solo il 39,9% dei percettori è stato contattato dai Centri per l’Impiego ed il 32,8% dai Comuni. Tra coloro che sono stati contattati dai Centri per l’Impiego, solamente alla metà è stata offerta una proposta di lavoro, mentre per chi è stato contatto dai Comuni solo il 20% ha partecipato a Progetti di Utilità Collettiva. Da ciò emerge una forte difficoltà da parte dei servizi sociali e dei Centri per l’Impiego ad offrire un incarico ai beneficiari.

Le parole del presidente Fadda

In conclusione, il presidente dell’INAPP Sebastiano Fadda afferma che è urgente giungere ad una ristrutturazione organica sia del sistema delle politiche attive del lavoro sia dei servizi sociali e, quindi, evitare che anche gli ultimi due programmi lanciati in proposito (GOL e Fondo Nuove Competenze) si rivelino poco efficaci. Infine, aggiunge che il problema non è solo quello della disponibilità di risorse, quanto quello di utilizzarle in maniera efficiente nell’ambito di una pianificazione integrata delle politiche del lavoro con le politiche industriali e in genere con le politiche di sviluppo.

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