COZZE E VONGOLE ITALIANE: IL RISCHIO DI PERDERE L’ETICHETTA BIO

COZZE E VONGOLE ITALIANE: IL RISCHIO DI PERDERE L’ETICHETTA BIO

COZZE E VONGOLE ITALIANE: IL RISCHIO DI PERDERE L’ETICHETTA BIO

L’allevamento nell’area del Delta del Po di cozze e vongole italiane non solo rischia di perdere l’etichetta bio ma ha di riscontrare un calo dei prezzi di oltre il 10%.

Tutto ciò è imputabile al regolamento comunitario incentrato sui parametri di classificazione delle acque, entrato in vigore ad inizio anno, che poteva far perdere il riconoscimento a produzioni che valgono complessivamente oltre 1,5 milione di euro. È stato quindi necessario l’intervento di un nuovo decreto firmato da Francesco Battistoni, sottosegretario del Mipaaf, grazie al quale è stato possibile tutelare queste produzioni, pur rispettando i regolamenti europei, fermo restando però che si continui ad esaminare costantemente la salute delle acque dove questi molluschi vengono allevati.

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Fedagripesca-Confcooperative fa sapere che, fortunatamente, il pericolo è stato scampato e si sono riuscite a salvare produzioni da 1,5 milioni di kg di cozze di Scardovari e poco più di 25 mila tonnellate di vongole di Goro per un valore complessivo di 270 mila euro. Il direttore commerciale del Consorzio cooperative pescatori del Polesine a Scardovari in Veneto, Gabriele Siviero, ha sottolineato che la perdita dell’etichetta bio avrebbe comportato non solo la squalifica delle nostre produzioni, ma metteva a rischio anche l’export. Infatti, se le vongole hanno come mercato di riferimento principalmente l’Italia, il 60% della produzione di cozza bio è destinata alla Francia. Inoltre, si tratta di una garanzia non solo per produttori ma anche per i consumatori, visto che 6 italiani su 7 sono disposti a pagare qualcosa in più per acquistare prodotti ittici bio.